Saman, un delitto d’onore e un femminicidio come tanti (italiani)

Saman, un delitto d'onore e un femminicidio come tanti (italiani)

Quindi la terribile angoscia sta per diventare una notizia: Saman Abbas è stata strangolata dallo zio, che è indagato con due cugini e con i genitori della ragazza diciottenne di origini pakistane.
Le dichiarazioni del ragazzo della vittima e del fratello minorenne sono considerate dalla Procura di Reggio Emilia fortemente probatorie. Il video diffuso dagli inquirenti, di tre uomini con la pala in mano, nei pressi dell’abitazione dei genitori della ragazza, è considerato significativo.


Saman Abbas, che da minorenne era riuscita a salvarsi da un destino segnato e ad essere messa sotto protezione in una casa famiglia, diventata maggiorenne è stata data in pasto ai suoi orchi. Perché è accaduto?
I servizi sociali hanno fatto tutto il necessario per proteggerla? Sappiamo che il sistema di accoglienza nelle case famiglie per minori è spietato: allo scadere dei 18 anni, tutti fuori. E’ questo che è accaduto a Saman? Le dichiarazioni ufficiali parlano di un volontario tentativo di riconciliazione con la famiglia di origine. Saman non aveva i documenti ed era tornata per farseli ridare dal padre. Può essere questa una giustificazione accettabile del fatto che una ragazza minacciata dalla famiglia non abbia trovato nello Stato un “padre” e una “madre”, una istituzione amorevole a cui affidarsi e da cui farsi proteggere?


Quello di Saman Abbas è un femminicidio alle cui origini c’è un patriarcato che vede la donna come proprietà di un sistema familistico di tipo clanistico, dove gli uomini decidono quale sia l’ordine precostituito e lo ristabiliscono, se una donna prova a sottrarsene. E’ questo che è accaduto. E nulla ha, questo, a che vedere col fatto che Saman Abbas sia di origine pakistana, perché la mano che ha armato i suoi parenti non è il Pakistan né l’Islam, ma la stessa cultura patriarcale che troviamo in tutte le epoche e a tutte le latitudini e prima che altrove a casa nostra, in Italia. Il “delitto d’onore” è un reato in Pakistan, ma questo non basta per impedire che gli uomini (in questo caso pakistani) si sentano legittimati ad uccidere una donna, che si ribella all’ordine da loro costituito. Per lo stesso motivo per cui agli uomini, italiani, non basta che il femminicidio sia un reato per impedire di uccidere una donna ogni tre giorni. Donne uccise in quanto donne. Il delitto d’onore, perché di questo parliamo, era previsto dall’ordinamento italiano fino al 1981, quando fu abolito il codice Rocco, un codice di leggi fasciste, che lo regolamentava. Fino ad allora, chi uccideva una donna, moglie, mamma, sorella, e avesse dichiarato (bastava questo) di aver agito sulla spinta della rabbia per essersi sentito ferito nell’onore a causa di un vero o presunto tradimento di lei, l’avrebbe fatta franca. Uno stupratore, se avesse sposato la sua vittima (matrimonio forzato, come altro chiamarlo?) non sarebbe più stato perseguibile. Il reato sarebbe stato estinto. Questo accadeva nella nostra cattolicissima Italia. Oggi, il matrimonio forzato è reato, sia in Italia sia in Pakistan.


Dunque: smettimola di sentirci puliti e assolti. “Siamo tutti coinvolti”. Noi, siamo state tutte Saman Abbas e grazie ad un folto e coraggioso manipolo di femministe, ora, iniziamo ad avere gli strumenti per cambiare la nostra società, ancora così retriva. Continuiamo a farlo. Iniziando a chiamare i femminicidi col loro nome, anche quando le vittime hanno la pelle scura e a non considerare “gli altri” come “altri da noi”, dunque sempre peggiori di noi.

Marilù Mastrogiovanni
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