Nuova querela di Igeco spa archiviata: #iononstozitta

Nuova querela di Igeco spa archiviata: #iononstozitta

di Marilù Mastrogiovanni

Ennesima archiviazione di una querela di Igeco spa nei miei confronti.

Sono soddisfatta e ringrazio la FNSI che con gli avvocati Francesco Paolo Sisto e Roberto Eustachio Sisto mi ha difesa.

Eppure questa vittoria mi lascia l’amaro in bocca.

Sono stata querelata addirittura per la mia audizione dinanzi alla Commissione consiliare di inchiesta sulla criminalità organizzata in Puglia.

Il pm Manfredi Dini Ciacci, nel richiedere l’archiviazione a cui si è opposta Igeco spa, ha precisato che ricorrono le condizioni per l’applicazione dell’esimente in base al quale  “non sono punibili le offese contenute negli scritti e discorsi pronunciati dinanzi alle autorità amministrative come deve ritenersi la Commissione d’inchiesta della Regione Puglia, specie ove si consideri che le espressioni adoperate, e di cui si duole la Igeco costruzioni spa, concernevano in maniera immediata e diretta l’oggetto dell’audizione della giornalista ed erano quindi strumentali rispetto alla sua audizione” (articolo 598 c.p.).

Secondo il giudice Francesco Agnino del Tribunale di Bari, durante l’audizione ho usato frasi che ‘non travalicano il confine riconosciuto dalla scriminante del diritto di critica‘, esprimendo opinioni su fatti di interesse pubblico ‘fondate su informazioni assunte da varie fonti, tra cui atti giudiziari’ e riportando la ‘verità storica’ di quanto accaduto.


In più, rileva ancora il Gip, l’opposizione all’archiviazione “appare davvero singolare poiché non risulta con chiarezza in cosa sarebbe consistita l’asserita diffamazione della società rappresentata dalla Ricchiuto e quali sarebbero state in concreto le espressioni della giornalista lesive dell’immagine della Igeco Costruzioni Spa”.

Eppure Igeco spa ha querelato e mi son dovuta difendere.

Attraverso me, querelando me, la Igeco spa ha cercato di intimidire non solo la libera stampa ma anche lo Stato, le sue Istituzioni.

E’ un caso di scuola che dimostra quanto sia necessaria e vitale l’approvazione della legge sulle querele temerarie.

Perché è ferma in Parlamento?

A chi non conviene che venga approvata? I politici sono i principali querelatori seriali: è forse per questo?

Rafforzare la libertà di stampa non conviene a nessun ramo del Parlamento.

Sono gratificata dalla nota della FNSI che riporto in coda a queste mie riflessioni, ma devo qui denunciare il fatto che da quasi due anni sono particolarmente esposta e questa situazione peggiora sempre più.

Ritengo che chi è preposto a garantire la sicurezza a me e alla mia famiglia non abbia analizzato con la giusta ponderazione né le minacce di morte che ho ricevuto né i riscontri, chiari e inequivocabili, che sono arrivati dalla Procura di Bari.

D’altra parte, che la sovraesposizione dovuta al mio lavoro non sia stata tenuta nella dovuta considerazione, lo dimostra il fatto che le minacce, di vario tipo e in forma sempre crescente, sono andate avanti nel tempo, fino a costringermi al trasferimento per garantire una routine familiare serena ai miei figli.

Stesso crescendo riscontro nelle querele temerarie, con la differenza, rispetto al passato recente, che ora le querele si trasformano in citazione diretta a giudizio. E’ già accaduto in due casi. Oppure, è accaduto che la richiesta di sequestro del giornale, contenuta in un’altra querela a firma di Igeco spa, abbia realmente avuto come esito il sequestro del giornale (vietato dalla Costituzione) per poi mandarmi a processo  con decreto di citazione diretta.

Non registro la stessa efficienza nel disporre adeguate misure di protezione: devo a tal proposito ricordare che nella valutazione della gravità della minaccia ha un ruolo determinante la Procura di Lecce, sebbene i riscontri arrivino da quella di Bari.

Due giorni fa ho partecipato ad un convegno a Lecce presso l’Università del Salento: non ho visto neanche uno dei “numerosi passaggi della pattuglia” previsti. Sarò stata distratta.

Igeco spa, che dà lavoro a mafiosi o a personaggi contigui alla scu e che è stata raggiunta da interdittiva antimafia, è socia, anche di maggioranza, di società miste pubblico-privato.

E’ socia, cioè, dello Stato, nella gestione di infrastrutture come i porti, traendo profitto dall’utilizzo del demanio pubblico, bene comune e inalienabile.

E’ un colosso, con grande potere e capacità di intessere relazioni di ogni tipo a tutti i livelli: recenti indagini della procura di Potenza hanno provato che Emilio Arnesano, pm della Procura di Lecce, ha chiesto una raccomandazione per far assumere suo figlio presso Igeco spa. Si si, proprio quella che dà lavoro a mafiosi.

Dunque, la sensazione è quella dell’accerchiamento.

Tuttavia, per quanto mi riguarda, non è una guerra, perché non faccio battaglie: semplicemente quando riconosco una notizia l’afferro e non la mollo.

Faccio il mio dovere di giornalista.

E statene certi che lo faccio fino in fondo.

LA NOTA DELLA FNSI

La giornalista Marilù Mastrogiovanni non ha diffamato la Igeco Spa nel corso dell’audizione dinanzi alla Commissione consiliare di inchiesta sulla criminalità organizzata in Puglia. Il Gip del tribunale di Bari, Francesco Agnino, accogliendo la richiesta del Pm, ha dichiarato inammissibile l’opposizione all’archiviazione della querela proposta da Cinzia Ricchiuto, legale rappresentante pro tempore dell’azienda.

Secondo il giudice, durante l’audizione la giornalista ha usato frasi che ‘non travalicano il confine riconosciuto dalla scriminante del diritto di critica’, esprimendo opinioni su fatti di interesse pubblico ‘fondate su informazioni assunte da varie fonti, tra cui atti giudiziari’ e riportando la ‘verità storica’ di quanto accaduto

In più, rileva ancora il Gip, l’opposizione all’archiviazione ‘appare davvero singolare poiché non risulta con chiarezza in cosa sarebbe consistita l’asserita diffamazione della società rappresentata dalla Ricchiuto e quali sarebbero state in concreto le espressioni della giornalista lesive dell’immagine della Igeco Costruzioni Spa’.

«Il provvedimento sottolinea la correttezza del giornalismo di inchiesta di cui è da tempo fedele interprete Maria Luisa Mastrogiovanni. I tentativi di zittire tale forma di giornalismo, importante voce della dinamica costituzionale dell’informazione, ancora una volta sono stati respinti», è il commento degli avvocati Francesco Paolo Sisto e Roberto Eustachio Sisto, che hanno assistito la giornalista.

Soddisfatte la Federazione nazionale della Stampa italiana e l’Associazione della Stampa di Puglia. «Questo provvedimento – sottolineano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi, e Bepi Martellotta, presidente dell’Assostampa Puglia – conferma ancora una volta che il diritto di cronaca e la libertà di espressione non possono subire indebite limitazioni e neanche essere oggetto di iniziative giudiziarie che, quando si dimostrano manifestamente infondate, come in questo caso, non sono altro che un tentativo di intimidire il cronista e impedire ai cittadini di conoscere. Siamo grati agli avvocati Francesco Paolo Sisto e Roberto Eustachio Sisto per aver ancora una volta sostenuto in giudizio le ragioni della libertà di stampa e del diritto di cronaca garantiti dalla Costituzione e che la collega Mastrogiovanni ha correttamente esercitato».

Marilù Mastrogiovanni
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