
Sono stata nominata Ambasciatrice europea per l’ambiente: European climate Pact Ambassador.
Una nomina che arriva dopo anni di impegno come giornalista d’inchiesta, per la giustizia ambientale e sociale, inchieste sui mille volti delle ecomafie. Nei miei lavori di indagine giornalistica, ho sempre cercato di far emergere le conseguenze delle devastazioni ambientali sulle vite delle persone, le violazioni dei diritti umani, la negazione della giustizia sociale, il razzismo ambientale, il furto dell’autodeterminazione di sé come persone, come facenti parte di una comunità che si vuole autodeterminare, il furto del futuro.
Tutto questo sono le mafie vestite da agnelli.
Tutto questo combatto, con gli strumenti del mestiere, come giornalista, in quanto giornalista.
Come ecofemminista, tengo insieme il ragionamento tra violenza di genere, stereotipi veicolati attraverso il linguaggio e arretramento culturale, sociale, economico causato dal fatto che alle donne sono negati, ancora oggi, spazi di autodeterminazione nel lavoro, nel privato, nella società.
Che c’entra tutto questo con la mafia?
C’entra.
Mafia, violenza di genere, sessismo e machismo, sono espressione della stesso sistema patriarcale che considera “l’altro” un oggetto al proprio servizio. Per altro intendo ogni essere vivente di ogni specie, e ogni elemento dell’ecosistema naturale, incluse le risorse nell’aria, sulla terra e nel sottosuolo. Comprenderete che seguendo questo ragionamento -che non è mio, ma di grandi pensatrici, sociologhe e filosofe femministe, a cui si è ispirato Abdullah Ocalan per immaginare “la rivoluzione delle donne”, riassunta nello slogan “donna, vita, libertà” – l’ordine patriarcale delle cose è anche alla base del turbocapitalismo che ci sta conducendo dritte dritte verso l’autodistruzione del Pianeta.
Che fare?
A problemi complessi si risponde con soluzioni complesse.
Intanto, come Ambasciatrice europea per l’ambiente farò la mia parte per informare e sensibilizzare, col fiato sul collo di chi sta nella stanza dei bottoni.