Il partito di Meloni e del non-voto è donna

Il partito di Meloni e del non-voto è donna

Inizio da qui una riflessione sul cambio di rotta che la maggioranza delle italiane e degli italiani ha scelto per il nostro Paese.


Inizio dal voto delle donne.


Mi sembra necessario, perché le donne, il 27% delle votanti, hanno votato una donna (fonte: SWG).
Un punto percentuale in più del dato nazionale registrato da Fratelli d’Italia.
Quel punto in più che ci dice: le donne si sono sentite rappresentate da Giorgia Meloni e l’hanno votata.
Però le donne sono anche quelle che più di tutti, si sono astenute: il 41%, contro il dato nazionale degli astensionisti che rappresentano il 36%.


E questo non ce lo aspettavamo, perché i sondaggi dicevano che il partito degli astensionisti sarebbe stata la Generazione Z: quelli che cazzeggiano su TikTok, che fanno disperare i genitori perché passano le ore su Discord, che sono andati in depressione con la pandemia e oggi, anche se sono liberi di andare al mare, preferiscono immergersi nel mondo virtuale.

I 18-34enni hanno votato per il 22% Giorgia Meloni e si sono astenuti per il 37%.

Il 21% dei 18-34 ha votato “altri”: peccato che la rilevazione SWG non approfondisca questo dato, perché è il più interessante. Tra gli “altri” ci sono i partiti più a sinistra del Pd, c’è “Verdi+Si”, c’è Unione popolare i cui programmi sono declinati in chiave ecologista e sui diritti civili e dei migranti. Non rilevata anche +Europa, che prevede la legalizzazione della Cannabis e l’eutanasia. Quel 21% si è polverizzato ma chiede di avere voce su temi trascurati dai “grandi”, ma molto cari ai più giovani. Quel 21% è l’elettorato a cui il Pd dovrà rivolgersi, per ricostruire.

Andando invece a spulciare il voto suddiviso in base alla professione o al reddito, vediamo che sono soprattutto i lavoratori autonomi a premiare Meloni (32%), seguiti da “chi ha difficoltà economiche” (29%) e dal “ceto medio”, cioè da tutte le categorie dei nuovi poveri (precari, classe media) e dai meno abbienti.

Persone impoverite dalla pandemia, dall’elevato costo del lavoro, dall’aumento dei prezzi, dall’assenza dei servizi per la famiglia.

Chi ha votato il Pd? Le donne e i pensionati: il 21% di entrambe le categorie ha scelto il partito di Letta, al secondo posto per preferenze, sempre dopo Meloni.

I più poveri si sono rifugiati nel non voto: il 46% di “chi ha difficoltà economiche” non ha votato, seguito dagli operai (45%) ossia da quelle fasce della popolazione che tradizionalmente si riconoscevano nella sinistra e che ora invece hanno votato l’estrema destra oppure non hanno votato.

Donne, meno abbienti, ceto medio, operai che hanno votato Fratelli d’Italia, nel 2018 già erano orientati verso il centro destra, verso un’area moderata (il 20% aveva votato Forza Italia nel 2018), oppure verso un’area estremista (il 30% di chi ha votato Meloni aveva votato Lega nel 2018). Tuttavia il 17% degli elettori di Meloni aveva votato M5S alla scorsa tornata elettorale e di loro nessuno è stato intercettato dal Pd, neanche dai centristi di sinistra, Calenda-Renzi, ovvero i sinistrati del centro. Quel 17% ex M5S che ha votato per meloni non si è avvicinato al Pd neanche per i temi più cari ai pentastellati: lotta all’evasione fiscale, alla corruzione, alla mafia, trasparenza, ecologia.

Questi temi infatti non sono stati oggetto di campagna elettorale del Pd, che ha impostato la sua campagna elettorale sullo spauracchio del ritorno dei post-fascisti, mentre Meloni cambiava tono di voce, colore ai meme, colore ai vestiti, e soprattutto parole, incentrando la sua narrazione sulla responsabilità della buona madre di famiglia, perfino esponendo le sue paure di futura mamma-premier degli italiani: “Ero pronta a fare la madre? No, ma chi lo è”?

Giorgia-nazionale ha provato ad accoglierci tutti nel suo grembo e ci è riuscita.

L’anti Giorgia, quella Elly Schlein così brava, progressista e di sinistra, che molti indicano come la futura segretaria del Pd, ha tuonato dal palco: “Sono una donna, amo un’altra donna, non sono madre, non sono un utero vivente”.

Ma le sue parole sono suonate fuoriluogo: non sono parole che infuocano gli animi e fanno inneggiare le folle. Non si può certo fare dei diritti (legittimi, sia chiaro) di una esigua minoranza il vessillo che conduca un partito zoppicante verso la vittoria. Tanto più, come ho detto, che i temi di piombo (legalità, corruzione, evasione, tassazione, lavoro per i giovani, ecologia) non sono stati affrontati e anzi sono stati dribblati.

Gli italiani sono mammoni.

E tra la mamma degli italiani, e tutto il resto, non c’è stata gara. Chi ama la mamma vota la fiamma.

1/continua

Marilù Mastrogiovanni
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