Gasdotto Tap e il tentativo di aggirare Seveso

Gasdotto Tap e il tentativo di aggirare Seveso

gasdotto tapLunedì prossimo è un giorno cruciale per i cittadini del Salento e della Puglia.

Lo è anche per l’Italia e per l’Europa, ma per motivi diversi.

Parliamo di Tap, il gasdotto che dall’Azerbaijan dovrebbe portare il gas fino al cuore dell’Europa, passando dalla costa di san Foca.

Per l’Italia e l’Europa è un’opera strategica d’interesse nazionale, per molti salentini e pugliesi sarebbe l’ennesima ferita inferta all’ambiente, immolato sull’altare dello sviluppo. Degli altri e di altre economie.

Lunedì a Roma è convocata la conferenza dei Servizi presso la presidenza del Consiglio, per sbloccare l’empasse dell’iter di approvazione del gasdotto.

Perché questa frenata d’arresto in una procedura che sembrava procedere in maniera così lineare (a detta di Tap)?

Perché così lineare non è.

La regione Puglia, precisamente l’Ufficio rischi industriali, con nota del 5 gennaio scorso, esattamente un mese fa, comunica al Mise, il Ministero dello Sviluppo economico, che il progetto deve essere assoggettabile alla normativa Seveso sui rischi industriali.

Lo comunica al Mise perché lo Sviluppo economico ha dato il proprio parere positivo al progetto, nonostante quello negativo del Mibac, il Ministero dei beni culturali e ambientali. Quindi, stando a quanto dice la Regione, l’iter di autorizzazione del gasdotto dovrebbe ripartire da zero, tenendo conto anche dei paletti imposti dalla direttiva Seveso.

Nella stessa nota la Regione Puglia ribadisce di essere l’ente competente nell’applicazione della direttiva Seveso e annuncia di fare ricorso.

Un’affermazione grave, perché lascia intendere che, in quanto “autorità competente” è stata scavalcata, sventolando un’azione penale per abuso d’ufficio.

Così il Mise il 26 gennaio scorso ha alzato le mani, rimettendo alla presidenza del Consiglio la competenza sul rilascio dell’Autorizzazione unica, il documento che darebbe il via ai lavori.

Però la delega al consiglio dei Ministri è espressamente vietata proprio nei casi di opere di interesse strategico nazionale e nelle opere per le quali il Mibac abbia dato parere negativo (ai sensi dell’art.14 quater comma 3 della legge 241/90).

Una garanzia democratica, questa, per i cittadini: significa che ciascun ente e ministero ha il proprio recinto d’azione e la presidenza del Consiglio non può agire d’imperio, passando sulle teste di tutti, con fare monarchico.

Chi vincerà lunedì, la democrazia o la monarchia?

Marilù Mastrogiovanni
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