
A Lecce si presenta la ricerca di Serenella Molendini
C’è un ambito poco esplorato nei gender studies ed è quello del lavoro delle donne nei settori scientifici.
È l’area “stem”, un acronimo che in inglese sta per “scienze, tecnologia, ingegneria, matematica, dove le donne, una volta laureate, sono un fanalino di coda.
Non è così però nel loro cursus studiorum: analizza i dati Serenella Molendini, consigliera nazionale di parità supplente, nello studio “Donne al lavoro nella ricerca scientifica e nella tecnologia”, che si presenta oggi a Lecce.
“L’ultimo Rapporto sul mercato del lavoro in Italia del CNEL (6 dicembre 2017), rileva che, pur essendo il tasso di partecipazione delle donne italiane alla forza lavoro tra i più bassi dell’area OCSE (differenza di genere del 18% contro una media OCSE del 12%), tuttavia la quota femminile di laureati in Italia è del 58,7% contro una media OCSE del 58,2%, e la quota femminile tra i laureati in scienze, matematica e informatica è del 53% contro una media OCSE del 39%. E, dunque, le donne attive sul mercato sono con probabilità le più istruite e con le potenzialità retributive più elevate rispetto alle inattive”.
Che cosa fare dunque? Quali proposte per aprire un varco in quel tetto di cristallo che le donne non riescono a rompere?
Se c’è chi ancora oggi sostiene che “le donne non sono brave in fisica”, il problema è prima di tutto culturale.
Il convegno di oggi chiude un percorso di riflessione e studio, in cui anche Giulia giornaliste ha dato il suo contributo, e ne apre un altro.
Presenteremo a Lecce la Banca dati delle 100esperte, un database a disposizione degli operatori dell’informazione e della comunicazione, perché non abbiano più alibi, nel momento in cui devono sentire “un esperto”: si può e si deve dare spazio anche alle “esperte”. Ci sono, hanno requisiti altissimi, meritano che venga data loro voce.
Anche per questo, nell’ambito del Forum of Mediterranean Women Journalists, Giulia giornaliste ha sottoscritto un accordo con l’Università di Bari e il Creis, Centro di ricerca europeo per l’innovazione sostenibile, per incrementare l’attività di scouting nel mondo della ricerca e del lavoro e identificare altissime personalità, “esperte” nei settori “stem” ed economici, attraverso i cui volti veicolare un’immagine non stereotipata del lavoro delle donne.
Presenterò anche il nuovo master in “Comunicazione della Ricerca e didattica delle Scienze”, che ho ideato per l’Università di Bari: sono nel comitato scientifico del master, dove grazie anche all’apertura del coordinatore scientifico Francesco De Ceglia ho potuto inserire moduli sul linguaggio di genere.
Esserci oggi a Lecce è importante: in una delle province con il maggior taso di disoccupazione femminile d’Italia e d’Europa, ripartire dal lavoro delle donne per ripensare un’Europa più a misura di donna, dunque più a misura di tutte e tutti, è un’operazione politica e culturale imprescindibile.