Articolo 21. E il ritorno del Tacco d’Italia

Articolo 21. E il ritorno del Tacco d’Italia

Premi come “Articolo21” ti danno forza. Rompono l’isolamento, danno la spinta a creare una rete. Perché uno solo possono metterlo a tacere, tutti no. E se siamo insieme, nessuno sarà mai azzittito.

foto (3)

Beppe Giulietti, neo presidente Fnsi, presenta il premio Articolo21

Essere lì, a un mese di distanza dal premio “Paolo Borsellino”, assegnato a “Io non taccio”, scritto con altri 7 giornalisti minacciati, Paolo Borrometi (sotto scorta), Federica Angeli (sotto scorta), Ester Castano, David Oddone, Peppe Baldessarro, Arnaldo Capezzuto, m’ha profondamente scosso.

Ho raccontato che fare un giornale d’inchiesta, senza finanziamenti statali né di partiti, ma solo contando sui lettori, sulle vendite e sugli inserzionisti, in Italia, è da pazzi.

Se non hai una strategia, che non sia solo quella del seguire il fiuto giornalistico e fare le inchieste che secondo te è necessario fare per il territorio, se non ti accodi a quel movimento, a quel partito, a quel politico, a quel grosso imprenditore (come pure fa, per esempio, il Fatto quotidiano), se sei per definizione infedele a tutti, tranne alla tua coscienza che ti viene dal senso profondo dei valori della deontologia professionale, che deriva dalla Costituzione, da quell’Articolo 21, sei un pazzo.

E a un certo punto ho pensato di esserlo: pazza e visionaria. Anche se io, quando ho fondato il Tacco d’Italia, pensavo di fare giornalismo, e basta. Niente di speciale, giornalismo, e basta, e lo penso tutt’ora.

Questo ho detto, ieri sera.

Ho detto che solo tre persone non hanno mai chiesto un riconoscimento, neanche un grazie, ma mi sono state sempre vicino, vigili, attente, preoccupate, spaventate, eppure solide, forti, e mi hanno permesso di fare quello che volevo fare: un giornale d’inchiesta senza nessun padrone, al Sud.

Mia madre non s’è mai lamentata quando m’ha dovuto tenere i figli a tutte le ore del giorno e della notte, perché stavo inseguendo qualche strana pista: non mi chiedeva neanche che cosa stessi facendo.

Mio padre non s’è mai lamentato (e neanche me lo diceva, perché l’ho scoperto dopo), che faceva da solo il piantone la notte per beccare, e li ha beccati, chi danneggiava la redazione del giornale, ripetutamente, senza che le forze dell’ordine riuscissero a venire a capo di tutti quei messaggi violenti.

Mario, che con me ha fondato il Tacco, e che non mi ha mai detto “lascia perdere, basta”, quando era lui a vedersi sbattere le porte in faccia dagli inserzionisti disturbati da qualche verità che li riguardava.

foto (2)

Con Nello Trocchia, Beppe Giulietti e Paolo Borrometi

Ho raccontato tanti di questi episodi nel libro “Io non taccio”, perché era giusto non tacere più, anche su tanti retroscena della vita del Tacco d’Italia, come non ho mai taciuto dinanzi ad una notizia.

Dedico a loro questo premio e ai giovanissimi studenti e studentesse del liceo Classico di Casarano, futuri (forse) giornalisti e giornaliste che incontrerò lunedì prossimo. Ai loro occhi pieni di fiducia dedico questo premio. Perché il nostro obiettivo è già raggiunto: c’è già chi è pronto a fare meglio di noi.

E dunque? A che cosa serve un premio come Articolo21?

Serve a darti la forza che ti arriva dalla consapevolezza che sei nel giusto.

Perché se sei pazza tu, allora sono pazzi tutti quelli che sono lì davanti a te, ad applaudirti.

E allora grazie a quei pazzi di Beppe Giulietti, Stefano Corradino, Raffaele Lorusso, rispettivamente neo presidente di FNSI, direttore di Articolo 21 e segretario di FNSI; Paolo Borrometi, Nello Trocchia,

Con Lucia Visca, Paese sera, gruppo L'Espresso, autrice di diversi libri tra cui il celebre "Pierpaolo Pasolini una morte violenta"

Con Lucia Visca, Paese sera, gruppo L’Espresso, autrice di diversi libri tra cui il celebre “Pierpaolo Pasolini una morte violenta”

Stefania Battistini, Ivan Grozny Compasso, come me premiati.

Grazie alle Giulie, Silvia Garambois, Alessandra Mancuso, Roberta Serdoz, al loro affetto e al loro entusiasmo. Grazie a Luisa Betti, che tiene duro. Grazie a Lucia Visca, prima cronista ad arrivare all’Idroscalo di Ostia dove fu ucciso Pierpaolo Pasolini, prima cronista a telefonare in redazione, era la redazione di Paese sera, per dare la notizia. Per 40 non s’è arresa e non ha taciuto, analizzando indagando ogni dettaglio sfuggito agli ispettori.

Mi sono riconosciuta tanto in Lucia, che mentre guidava, con leggerezza, diceva: “Mentre vivi non ti rendi conto di essere sempre davanti a dei bivi. Io sono contenta dei bivi che ho scelto. Sono soddisfatta”.

E lo diceva parlando dei “no” che ha detto.

Ai prossimi “no”, allora.

Che diremo presto, attraverso le inchieste del Tacco d’Italia.

Perché tornerà presto, lo sapevate?

Come? Avevate avuto dubbi?

 

Selfie-Articolo21

 

Marilù Mastrogiovanni
Facebook6k
Twitter3k
YouTube273